June 21, 2009

Ma anche tra i pasdaran serpeggia lo scontento

Corriere della Sera: 21 June, 2009

l colloquio Uno dei fondatori dei Guardiani della Rivoluzione, ora esule in America, intravede crepe nel regime

«Ma anche tra i pasdaran serpeggia lo scontento»

Mohsen Sazegara aveva 24 anni quando tornò dall’esilio a Teheran con l’ayatollah Khomeini, il 1 febbraio 1979. Per lui fondò i Guardiani della rivoluzione (o pasdaran), milizia che risponde direttamente alla Guida Suprema e che controlla i basiji, forza paramilitare di volontari, usata per il «lavoro sporco ». Queste forze sono state usate insieme alla polizia per reprimere le proteste degli ultimi giorni. Sazegara parla al cellulare da Washington, dove si è stabilito dopo aver lasciato l’Iran nel 2003. Diventato un riformista, scontratosi con Khamenei, era stato rinchiuso in prigione per mesi. Di sottofondo, si sentono slogan contro il governo iraniano. Sazegara sta marciando con un migliaio di persone dalla Sezione di Interessi iraniana fino alla Casa Bianca.

Come vengono usati i pasdaran e i basiji contro le proteste?
«Sono la macchina della repressione dell’ayatollah Khamenei, li ha usati per anni contro il movimento riformista. Ogni volta che c’è una manifestazione o una marcia pacifica, mobilizza i basiji. Nell’ultima settimana, uomini in camicie bianche, in motocicletta o a piedi, hanno sparato alla gente dai palazzi e picchiato i manifestanti con catene, coltelli, manganelli. Le "camicie bianche" sono brigate sotto il comando del dipartimento dell’intelligence dei Guardiani della rivoluzione. Alcuni manifestanti hanno messo le loro foto su Facebook e altri siti, in certi casi hanno scoperto nomi e grado militare. Uno di loro è un maggiore dell’intelligence dei Guardiani. In una foto picchia una ragazza, in un’altra sfila in un corteo pro-Ahmadinejad. Ma hanno difficoltà ad attaccare la folla, spesso cercano le persone separatamente, quando scende la notte. Se continuano a uccidere la gente, i manifestanti li identificheranno, li troveranno».

I manifestanti risponderanno alla violenza con la violenza?
«Il rischio adesso è che le proteste pacifiche diventino violente. E’ colpa di Khamenei. Ha appoggiato Ahmadinejad e minacciato il popolo. La rabbia è una reazione naturale dopo che ha fatto attaccare la marcia pacifica in piazza Enghelab. Due giorni fa ho sentito che un gruppo di manifestanti ha attaccato un edificio dei basiji, ma poi l’ha lasciato. D’ora in poi, quando attaccheranno i palazzi dei basiji o del governo, forse li distruggeranno».

E la repressione si farà sempre più brutale?
«Il gioco di Khamenei è rischioso. I Guardiani della Rivoluzione e i basiji non possono essere usati per reprimere il popolo a lungo, perché anche loro sono il popolo. Alcuni dei miei amici pasdaran, tra i quali un ex generale, mi hanno chiamato per dirmi che non sono affatto d’accordo con gli ordini dei loro comandanti».

Si rischia una guerra civile?
«Mi aspetto scontri e battaglie nelle strade in tutte le città iraniane. Ma dopo un po’ emergeranno sempre più chiare le spaccature all’interno dei Guardiani della Rivoluzione e dei basiji, tra ranghi più bassi e comandanti ».

Se i cortei pacifici diventano proteste violente, questo non rischia di ridurre le simpatie nei loro confronti in Iran e fuori? Non potrebbe rientrare nel disegno di Khamenei?
«E’ possibile, è ragionevole. Se i manifestanti diventano dei pazzi e dei violenti, se vanno oltre la volontà dei loro leader e se perdiamo delle vite nelle strade... Perciò dobbiamo cercare di far sì che le proteste restino pacifiche».

Viviana Mazza
21 giugno 2009